Di Annalisa Nicastro

Gli uccelli lo sanno, sanno quando partire e quando tornare. Tutti rimangono affascinati da quell’ipnotica danza che gli stormi compiono con i loro movimenti nei cieli. Ognuno di loro è pronto per un nuovo e lungo viaggio mentre fluttua tra le nuvole imperfette, unito insieme agli altri nel volo della vita. La loro migrazione è un fenomeno che dura da migliaia di anni, necessario alla loro stessa sopravvivenza. Si mettono in volo seguendo un primordiale istinto, è un cammino il loro che nasconde segreti sconosciuti agli umani e che sa orientarli nel tragitto percorso.  
Gli uccelli ci raccontano storie di libertà, sono una metafora della formazione degli incontri, della sopravvivenza di comunità e culture, in questo nostro mondo che scorre troppo spesso veloce.  Volano lontano, portando con sé un messaggio di speranza e lasciando le loro tracce di esplorazione, di sogno. Le parole di Mark Twain riecheggiano nelle loro ali: “Mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Esplorate. Sognate. Scoprite”
Così come loro abbandonano il nido per inseguire il richiamo dell’aria, anche noi siamo chiamati a lasciarci alle spalle il porto sicuro delle nostre abitudini, delle nostre paure, per spiccare il volo verso l’ignoto. Nessun uccello vola appena nato, ci ricorda Luis Sepúlveda. Eppure, arriva il momento in cui il desiderio di volare supera la paura di cadere. È quel momento magico, il Kairòs dei Greci, in cui l’istante si fa destino e l’atto di osare diventa necessario. Osare è un volo audace, un sorvolare i confini del conosciuto, come un volatile che segue il richiamo ancestrale verso terre lontane. È un movimento verso il nuovo, un abbandonarsi all’aria, al rischio, al sogno. Ma osare non è solo una questione di coraggio è anche un atto di conoscenza.  Il poeta Orazio incitava nelle sue Epistole a “sápere aude”, avere il coraggio di sapere, di conoscere. In un mondo fatto di confini e gabbie invisibili bisogna volare con il pensiero, liberi come gli uccelli che, come gli artisti, sfidano le convenzioni, attraversano barriere, spezzano catene invisibili, superano gli stereotipi.
Nel 2020 nella Selva di Paliano gli alberi secolari del meraviglioso bosco, testimoni silenziosi di conoscenze ancestrali, hanno fatto da cornice a 24 tracce sonore disseminate qui e lì con il progetto sonoro la Via dei Canti: Uccelli/Birds. Un progetto che fonde la natura con la creazione umana. Ed è avvenuto nello stesso luogo in cui già nel 1996 si era svolto il simposio Uccelli/Birds tra artisti, compositori, storici dell’arte, ornitologi ed etologi a cura di Carolyn Christov Bakargiev e Hans Ulrich Obrist. Il suono dei piccioni francesi, le cornacchie inglesi, gli usignoli russi, i bellbirds dell’ Australia fino agli uccelli dello Zoo di Roma, si sono intrecciati  ai canti degli uccelli del bosco in una rielaborazione del progetto realizzato, sempre dall’Associazione Zerynthia nel 2013, per la Nuit Blanche di Parigi.
La bellezza della natura aiuta a vedere la bellezza che ci circonda. Qui, il canto reale degli uccelli si mescola alle opere sonore degli artisti, creando un dialogo tra la realtà e la sua trasformazione in arte. L’arte, come il volo degli uccelli, è un atto di coraggio e provocazione, anticipa ciò che non si vede, sfida le convenzioni e ci invita a vedere il mondo da una nuova prospettiva.
Gli uccelli ci insegnano che la libertà non è solo un diritto, ma un viaggio, una scelta, un atto di conoscenza e di coraggio. È la volontà di seguire il proprio istinto, di esplorare nuovi orizzonti, di sfidare il consueto per scoprire nuove verità. È un volo verso l’ignoto, un movimento che ci spinge a sognare, a scoprire, a osare. E in questo volo troveremo la nostra vera essenza, leggera come una piuma, vasta come il cielo. E in questo stesso volo, forse, troveremo la nostra libertà e la visione da condividere con gli altri.

Commenti

Lascia un commento