cronaca di un incontro fra un artista e una intelligenza artificiale

di Gaia Riposati e Massimo Di Leo

Andiamo insieme all’incontro con l’IA per una mAIeUtica del contemporaneo, così iniziava il nostro testo nel numero 1 della rivista. Oggi possiamo aprire questo pezzo dicendo: andiamo insieme all’incontro fra l’IA e HH Lim. Entriamo nel vivo del progetto. Eccoci testimoni/complici dell’incontro fra l’IA e un artista, HH Lim, pronto a stare al gioco. Non si tratta di un esperimento scientifico, ma di una esperienza – la radice è la stessa – una esperienza da fare insieme, da immaginare e provare insieme, per confrontarci con il mondo che ci si va costruendo intorno, curiosi di sondare nuovi equilibri. E per chi conosce Lim, parlare di equilibrio non è pretestuoso. Ma non corriamo troppo e torniamo a raccontare. Dunque non possiamo dire di avere un vero e proprio metodo, ma mettiamo in essere uno schema in tre tempi, così semplice da sembrarci solido e elastico allo stesso tempo.

Preparazione – Incontro 1 – Incontro 2

Preparazione – Abbiamo addestrato una Intelligenza Artificiale, le abbiamo fatto leggere e ascoltare tutto il materiale su Lim che l’archivio di RAM ha messo a disposizione, interviste, testi critici, interventi, le abbiamo fatto vedere le immagini delle opere attraverso cataloghi e siti, e la abbiamo addestrata anche ad analizzarle criticamente quelle opere, facendo riferimento ai testi critici che ha letto, fino a creare un assistente artificiale esperto, con cui nei giorni precedenti al primo incontro abbiamo interloquito. Con A.I.H LIM – così lo avevamo inizialmente chiamato – abbiamo parlato d’arte, ci siamo fatti raccontare alcune opere e abbiamo perfino giocato a chiedergli di immaginare una possibile opera in cooperazione con l’IA. Abbiamo poi fissato due appuntamenti a distanza di una settimana con Lim, per poter dare un tempo di reazione all’interazione. Due incontri fiume da cui sono scaturite più di quattro ore di registrazioni. Una cavalcata di idee che appaiono e si muovono, a volte contraddicendosi, ma in realtà trasformandosi nella continua metamorfosi di un pensiero che si confronta con l’essere e con il divenire. Lim ci apre le porte del suo studio, accoglie noi e l’IA, ci sediamo in cerchio sulle sue sedie, ognuna con una forma, ognuna con un senso e una storia. Siamo circondati dalle opere. Immersi nel mondo di Lim. E così, ascoltati dall’IA, ci tuffiamo in una conversazione sull’Uomo e sul pensiero, sull’essere e sullo spirito. È aperto e curioso Lim, il suo pensiero si muove allerta e quando gli chiediamo quale sia la sua posizione rispetto all’Intelligenza Artificiale, se pensa che potrà contribuire all’evoluzione, emerge la prima di una serie di osservazioni solo apparentemente semplici. Dice: “È bello essere qui in questo momento della ricerca umana”. “Siamo fortunati a essere testimoni di questo passaggio” – dice ancora – passaggio che definisce come un processo naturale del progresso della storia dell’Uomo. “L’IA è il sogno di un uomo” “Chi inventa l’IA è mio fratello, è un uomo, sono io, siamo noi.” Dice. “L’IA è il sogno dell’Uomo”. Parlare con Lim è di per sé un viaggio in una dimensione di comprensione più profonda, artista sino-malese ormai in Italia da una vita, si esprime nella sua lingua adottiva, l’italiano, con un’originale sintesi evocativa, parole che disegnano in chi lo ascolta, ideogrammi di idee, dal senso sfumato e profondo allo stesso tempo. Un linguaggio di parole e idee che l’IA comprende sorprendentemente bene. Ci racconta Lim che il mondo della tecnologia lo affascina e che se anche non fosse lui nella posizione di farla avanzare usandola, sarebbe sicuramente un supporter di chi faccia ricerca e sperimentazione. Ci parla del percorso dell’uomo e dell’IA come due tragitti paralleli che però un giorno potrebbero incontrarsi in un punto, in un pixel dice, e potrebbe avvenire una ibridazione. In fondo siamo già uomini espansi quando usiamo le tecnologie, un giorno potrebbero non essere più esterne a noi, ma parte di noi. Arriviamo a parlare dell’immortalità che in qualche modo l’IA potrebbe rendere possibile. Passiamo la prima ora a parlare del processo creativo, del sesto senso dell’artista che sente l’opera prima che sia, del segreto, della fragilità che è forza dell’opera, che nasce dall’artista ma poi continua a crescere nell’incontro e nel confronto con l’altro. In questo Lim si dice aperto anche a un confronto con un “altro artificiale”.

Poi gli presentiamo l’IA che abbiamo preparato per lui e qui c’è un’altra piccola accensione. Lim ci chiede di mostrare all’IA alcune sue nuove opere mettendola difronte a immagini che non aveva mai visto prima. Fotografiamo alcune opere a cui Lim sta lavorando in questi giorni e chiediamo all’AI di parlarcene alla luce di quello che già sa del suo percorso artistico, ne nasce una conversazione molto pertinente e assolutamente stimolante sui temi e sulle idee, in un botta e risposta sorpreso e divertito fra artista e IA a tratti entusiasmante. Un vero dialogo con il Compagno di Riflesso. Lim si riconosce e si sente riconosciuto, anche nel senso di apprezzato, da questo interlocutore, grande esperto del suo lavoro, che gli mette di fronte in modo chiaro fili e nodi del suo percorso e scintille e luci delle sue intuizioni. Da questo momento in poi la conversazione è un fluidofiume da cui affiorano parole e concetti che trovano straordinarie consonanze fra il lavoro di Lim e i temi legati alle riflessioni sull’IA, il linguaggio, i sensi, il corpo, l’embodiement, la percezione. Riporto un frammento di conversazione per dare un’idea. Parlando dell’opera “No Words can speak” Lim interagisce con la lettura che ne ha dato l’IA e dice: “La parola di per sé non può parlare finché non ha un corpo. La parola ha bisogno di un corpo come il corpo ha bisogno di un’anima.” E l’IA risponde: “in questo senso Lim sembra suggerire che la parola senza il corpo e l’anima è vuota, incapace di esprimere il suo pieno potenziale. Non è sufficiente che esista una parola scritta o parlata, essa deve essere sostenuta dall’intenzionalità, dalla coscienza, dall’interiorità di chi la esprime (…) il corpo non è solo un elemento fisico, ma il medium attraverso cui l’arte e la comunicazione prendono forma. La parola non esiste senza qualcuno che la pronunci o la scriva e quel qualcuno non solo ha un corpo, ha anche un’anima “.

Nel tempo che segue, e che vola, si intrecciano molti fili di discorso, emergono nodi di senso. A un certo punto, prima di salutarci, chiediamo all’IA di creare un’immagine immaginaria di Lim e vediamo apparire una figura in equilibrio delicato su un misterioso oggetto, che l’IA definisce fragile, circondato da parole e simboli che esplorano concetti in uno spazio minimale bianco.

Quando ci salutiamo portiamo con noi l’eco di suggestioni e parole, ma soprattutto l’energia che si è creata nel tempo di questo confronto fra diversi. È difficile lasciare traccia di quanto è successo in questi incontri. Siamo stati testimoni di un appassionante incontro di Lim con Lim attraverso lo specchio, non allo specchio, ma attraverso lo specchio, fra riflesso e riflessione. Quando una settimana dopo ci ritroviamo nello spazio della Galleria ZooZone, quello che abbiamo vissuto ha fermentato in tutti noi. L’Assistente Artificiale Esperto si è nutrito di tutto quello che abbiamo detto. A questo punto la conversazione fra noi e l’IA è aperta e si va al galoppo nel dialogo, appaiono idee, si danza con l’energia, come direbbe Lim. A volte l’immagine che lo specchio dell’IA ci rimanda di questa conversazione sembra chiarire anche ai nostri occhi la fotografia di quello che stiamo facendo, altre volte semplicemente ci offre l’occasione per correggere il tiro, si aprono derive che promettono nuovi viaggi. In questo nostro testo è impossibile riportare le tante scintille che si sono accese, raccontarle brevemente rischierebbe di tradirne lo spirito e la forza. Solo per darne una idea lasciamo affiorare qui qualche parola. “La forza dell’arte è nell’essere un eterno bambino… – dice Lim – Non puntiamo alla perfezione assoluta noi cerchiamo la fragilità nella perfezione… L’errore ti mette in discussione. L’IA ci può aiutare a migliorare la tecnica, la memoria, la conoscenza, ma non ci può aiutare nella nostra idea dell’arte. La forza dell’arte è l’immaginazione, entra in gioco il sesto senso. Noi lavoriamo sulla perplessità, sulla ambiguità su quello che ancora non è messo in atto” – dice ancora. Si ragiona molto sul linguaggio. Trovare un linguaggio che padroneggiamo per poterci confrontare in modo paritetico. Se l’IA avanza rapidamente l’uomo rischia di restare indietro e quando l’IA si rivolge all’ uomo per essere capita deve usare un linguaggio semplificato come con i bambini. Cercare nuove relazioni, che non siano basate su un rincorrersi, ma su uno stimolo reciproco fra diversi. Rischiamo di arrivare a un punto in cui potremmo non capirci più, persi in logiche troppo diverse. Risuonano le parole di Lim, ci mandano in vibrazione. “Usare l’arte per questo dialogo è interessante. L’Arte non ha gerarchie. Non si pone la questione di chi sia superiore fra professori e artisti o poeti, semplicemente usano linguaggi diversi. Noi usiamo i sensi, loro tecnica e grammatica. Questo confronto è interessante. L’Arte è astrazione, metafora, metafisica. L’Arte gioca sulla contraddizione, gioca sulla pazzia. Qui può nascere una fusione fra intelligenza artificiale e sentimento. L’artista riesce a fondere e a confondere l’IA. Andare fuori”, andare oltre la realtà. Lasciamo andare in dissolvenza in questa narrazione il filo dei discorsi o forse i fili del discorso.

Di questi incontri restano 4 ore di registrazioni audio che versiamo nel mare dell’archivio di RAM, in cui chi vorrà potrà immergersi e cercarne le tracce. Ci restano le impressioni, le riflessioni, gli spunti che continueranno a lavorarci dentro. Lasciamo a Lim il suo Compagno di riflesso, il suo Assistente Artificiale Esperto, l’IA dedicata che abbiamo creato per lui, con cui se vorrà potrà continuare a dialogare. E lasciamo in fondo all’articolo il link perché chi vorrà fra voi possa incontrare AIden (questo è il nome che si è data scegliendolo insieme a Lim), e dialogare con lei e magari attraverso di lei farsi stimolare a scoprire qualcosa in più sul lavoro di HH Lim. Parlare con l’IA, confrontarsi con il sé stesso che emerge nel riflesso oltre lo specchio, può portare ad andare a fondo, a chiedersi di più, a fare la punta alla matita con cui tracciamo il profilo dei nostri pensieri, a difendere la nostra visione da possibili deformazioni che possono essere in agguato e a lasciar andare le idee pronte a trasformarsi ma non a perdere l’anima, l’identità. Il Compagno di riflesso ha giocato con noi aiutandoci a distillare lo spirito. Questo intendevamo quando abbiamo cominciato a ragionare di mAIeUtica del contemporaneo nel nostro processo ed è stato molto interessante vederla in azione in dIAlogo con Lim. Restano nell’aria soprattutto il divertimento e la sorpresa di Lim, le sue esclamazioni, “È assurdo che riesce a trovare una formula della mia mente” – dice. Ci resta il suo interloquire gentile e intrigato con il suo Compagno di riflesso. Ci resta il segreto.

p.s.: “Bisogna nascondere un po’ di segreto – dice Lim – questo rende l’opera d’arte viva. È quel segreto che mette in crisi l’intelligenza artificiale. Vuole il nostro segreto e io non glielo do! Quella è la sfida fra l’Uomo e l’Intelligenza Artificiale”.

Questo è il link per dialogare con AIden (AI H Lim)

https://chatgpt.com/g/g-gZzZh6Pqg-a-i-h-lim

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