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Di Lara Limongelli
Sorge il Sole è uno dei progetti vincitori del bando Lazio Contemporaneo 2022 che l’Associazione per l’Arte Contemporanea Zerynthia realizzerà all’Accademia di Belle Arti di Frosinone, un ritorno nella provincia come agli albori della sua attività. E’ infatti proprio nella sede di Paliano di Zerynthia Associazione per l’Arte Contemporanea che nascono le prime mostre, come Accumulazioni nel 1995 con gli artisti internazionali Sol LeWitt, Mario Merz e Jan Dibbets, o Verso Sud – Perpetuum Mobile (2000-2002) che coinvolgeva i Comuni laziali di Piglio, Valmontone, Paliano, Colleferro e Carpineto Romano, creando un vero e proprio itinerario di arte contemporanea.
In questo caso è Frosinone a offrire gli spazi della sua Accademia di Belle Arti per una mostra volta a promuovere il lavoro di tre giovani artisti coordinati da un altrettanto giovane curatore, Francesco Giovanetti e una fotografa, Claudia Falcetelli, che seguirà tutta la parte progettuale sino all’installazione dei lavori. La mostra, della durata di un mese, sarà successivamente documentata da una pubblicazione.
Le artiste selezionate da Zerynthia sono Angelica Loffreda, Veronica Neri e Ilare, tutte provenienti da Accademie di Belle Arti della Regione Lazio, dimostrano una consapevolezza notevole nel loro personale percorso artistico a dispetto della giovane età. I lavori si inseriscono in un contesto didattico, attraversato da studenti e studentesse con cui hanno in comune la medesima formazione, in una città come Frosinone, marginale rispetto a Roma o Napoli, dove in qualche modo è una forma di resistenza quella che porta i giovani ad avvicinarsi all’arte e a credere in un percorso così complesso e sempre in salita. Proprio per questo, il discorso si rivolge a una riflessione allargata sull’idea di marginalità – geografica, culturale, di stimoli, – scoprendo che è anche vero il meccanismo per cui chi viene da luoghi ritenuti più marginali riesca ad avere molta più immaginazione e forza di volontà per intraprendere un percorso verso l’arte contemporanea. Sorge il sole – il titolo scelto per questa esposizione – è proprio un riferimento alla frase della resistenza partigiana (“Domani il sole sorgerà ancora”), presa come un’ispirazione di speranza e di impegno rivolta a orizzonti migliori, per la cultura come per la vita in genere.E
Anche nei singoli percorsi artistici delle tre artiste possiamo ritrovare gli stessi elementi di resistenza e marginalità a cui abbiamo appena accenato, seppure con intenzionalità e concettualità diverse.
Per Angelica Loffreda, è paradossalmente proprio il senso della vista ( il senso principale, considerato per secoli l’unico senso preposto alla visione estetica) a essere reso marginale a favore di un recupero del segno istintivo, creato dagli automatismi del cervello e delle mani. Nel suo utilizzo di vecchie fotografie di famiglia salvate dai mercatini dell’usato, sembra giocare proprio con la marginalità del passato di sconosciuti, restituendogli una centralità visiva, con l’intenzione di voler sostituire al visibile l’invisibile – ciò che il tempo e l’anonimato hanno dissolto dell’immagine e dell’identità di chi vi era ritratto. In Veronica Neri sono alcuni elementi ricorrenti – lenzuola o indumenti, fiori recisi o seccati – a portare il segno di una resistenza, quella della persistenza del presente nel passato, la sua predilezione per luoghi che simboleggiano la dimenticanza (spesso i fiori vengono raccolti in piccoli cimiteri di paese, o sceglie nicchie oscure che sembrano senza importanza alcuna per le sue installazioni). Anche per Ilare appare come centrale nel suo immaginario tutto quell’universo, naturale e artificiale, che generalmente viene considerato insignificante, se non addirittura decisamente “scarto”: vecchi terrai, muschi, muffe e ossa d’argilla, rifiuti plastici che vengono integrati nei suoi acquari come organismi viventi.
Attraverso i loro linguaggi, Sorge il sole vuole mostrare l’importanza artistica di tutti quei percorsi che nascono in quelle che vengono considerate “periferie” dell’arte senza per questo arrendersi alla marginalità, ma anzi resistendo e perseverando con immaginazione e sperimentazione nella loro ricerca.